un’omelia di padre Ermes Ronchi

Tre anni di predicazio­ne, di libertà e di con­flitti sembrano chiu­dersi con un bilancio falli­mentare: undici uomini im­pauriti che stanno a fissare il cielo. Undici uomini che non hanno capito molto del Vangelo, se nell’ultimo in­contro domandano: «È adesso che rifondiamo il re­gno di Israele?». Lui parlava del Regno di Dio, loro capi­vano il regno di Israele. E in­vece di restare con loro, di spiegare ancora, di accom­pagnarli ancora, Gesù se ne va! Con un atto di enorme fiducia negli uomini «Ce la farete» dice.

Fra sangue e miracoli, fra ve­leni e fatiche, tra parole ina­scoltate e parole potenti. Io ce la farò, io salverò un pez­zetto di Dio in me, lo aiuterò a incarnarsi ancora in queste strade. Cristo se ne va con un atto di fede nell’uomo.

Ma Cristo non se ne è anda­to se non dai nostri sguardi.

Egli è il Vicino-lontano, co­me scrive la mistica Mar­gherita Porete, remoto e prossimo, oltre il cielo e den­tro tutte le cose, oltre ogni forma e più intimo a me di me stesso. La sua assenza è diventata una più ardente presenza.

Noi restiamo nella storia a fi­darci di un corpo assente, a fidarci di una Voce! Io sto con la Voce, continuo a starci, perché la senti cantare den­tro, la senti riaccenderti e farti cuore.

Cristo non è andato in alto, è andato avanti, assente e me­no assente che mai. Cristo non si è spostato di luogo, è andato oltre.

Il Vangelo, a sorpresa, oggi parla più degli apostoli che di Gesù. Di una missione che ricevono, e io con loro: «An­nunciate». Niente altro. Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, emanate leggi, ma semplicemente: «An­nunciate». Che cosa? Il Vangelo. Non le mie idee più belle, non la so­luzione di tutti i problemi, non una politica o una teo­logia migliori: solo il Vange­lo, la storia di Cristo.

E mi sembra persino facile, quando lo amo e lo respiro! L’ultimo versetto chiude il Vangelo di Marco e al con­tempo apre il mio: «Il Si­gnore operava insieme con loro».

Il verbo greco suona così: «Il Signore era la loro e­nergia». Cristo, il Vicino­lontano, forza del cuore, si­nergia degli amori.

Una famosa preghiera dice: «Cristo non ha mani se non le nostre mani; non ha pie­di se non i nostri piedi». Vor­rei capovolgere questa pre­ghiera e dire: Sono io che non ho mani se non sono le mani di Cristo. Io che non ho voce, non ho parole, non desideri o sogni veri, se non sono quelli venuti dal Van­gelo. Non ho un mio amo­re se non è sinergia con l’a­more di Dio.